“Alla Ricerca della Luce” di Vasco Merciadri è un racconto storico e spirituale che intreccia avventura, saggezza e fede. Ambientato nell’antichità, il racconto segue tre saggi provenienti da diverse culture del mondo – Babilonia, India e Nubia – mentre intraprendono un viaggio straordinario alla ricerca di un bambino destinato a cambiare le sorti dell’umanità. Attraverso le loro esperienze, il racconto esplora temi universali di speranza e illuminazione, offrendo una profonda riflessione sulla natura del destino e della guida spirituale.
Kaspar aveva letto nelle stelle che sarebbe giunto un Uomo che avrebbe cambiato le sorti del mondo.
Kaspar era il più grande saggio di Babilonia e tutti si riferivano a lui per qualsiasi problema e controversia fossero nati in città.
Aveva ereditato la saggezza dagli antichi Maestri Caldei, era esperto di alchimia, sortilegi e soprattutto un grande astrologo.
Ormai era rimasto l’unico depositario di questa antichissima tradizione.
Non era più giovane e sperava di incontrare questo bambino che avrebbe iniziato l’Età dell’Oro sulla Terra.
Una grande opportunità ed una grande gioia per il pianeta, da sempre insanguinato da guerre e stremato da malattie e carestie.
Ormai mancavano pochi mesi alla nascita del bambino e si accingeva a partire alla volta di Gerusalemme, dove, era sicuro, avrebbe incontrato altri saggi provenienti da altre regioni del mondo che avevano anch’essi intrapreso un lungo viaggio per rendere omaggio al Sacro Bambino. Non sapeva esattamente il luogo esatto dove sarebbe nato, ma sperava, una volta a Gerusalemme, di avere notizie più precise.
Si era ripromesso di recarsi sotto il porticato del tempio di Salomone, che, a suo avviso, sarebbe stato il luogo d’incontro con gli altri viaggiatori.
Un anno prima di questi avvenimenti, Fo Hi, grande Maestro della tradizione cinese ed esperto nell’interpretazione dell’I Ching e commentatore del Tao Te Ching e per queste sue profonde conoscenze consigliere stimato dell’Imperatore Giallo era anch’esso in attesa della nascita di questo bambino prodigioso che avrebbe riscattato le sorti dell’umanità liberandola dalle sue miserie.
Ma ohimè il potente e giovane Impero Romano era molto lontano, anche se doveva recarsi nel paese dei Giudei, una delle sue regioni più ad Oriente.
Fo Hi era vecchio e si affaticava facilmente.
Non sarebbe riuscito a raggiungere Gerusalemme, nemmeno con tutte le sue forze.
Inviò quindi un giovane messaggero ad Hampi, nel Sud dell’India per comunicare al grande Sadhu Melchor della prossima nascita di colui che avrebbe cambiato le sorti del mondo.
“Caro Melchor, ricercatore di saggezza e guida spirituale per il grande paese indiano, ti invio questo messaggio per informarti che il Bambino, di cui parlammo circa trenta anni fa in occasione del tuo viaggio in Cina, nascerà entro l’anno. Recati da lui e portagli il rispetto e l’omaggio dei discepoli del Tao. Purtroppo la distanza è molta, la Via della Seta è infestata da briganti e la mia salute precaria. Quindi tutto questo mi rende impossibile l’intraprendere un tal periglioso viaggio. Ti abbraccio e ti invidio perché avrai la possibilità di incontrare il Redentore del Mondo.”
Melchor si commosse di fronte al messaggio dell’amico e a sua volta gli inviò una lettera di ringraziamento:
“Grande Saggio Fo Hi, è un piacere infinito sapere che tu sei ancora in vita e che ti sia ricordato del bambino.
Lo studio delle stelle e la meditazione che pratico ogni giorno mi hanno illuminato a tal proposito.
Proprio tra qualche giorno partirò alla volta di Gerusalemme, città santa degli Ebrei per recarmi a rendere omaggio alla Luce del Mondo che si incarna.
E a Lui renderò onori come si confanno ad un grande Re, sia a nome della Tradizione Iniziatica Cinese, sia di quella Indiana.”
Nella città di Kerma, nell’alta Nubia, Balthazar, Grande Maestro della tradizione di Hermes Trismegisto, rispettato e ammirato dal Faraone e da tutta la popolazione da Axum fino al delta del Nilo per la sua equanimità e saggezza stava anch’esso accingendosi ad un lungo viaggio.
I suoi studi occulti sull’alchimia e la cosmobiologia gli avevano già da tempo rivelato che doveva nascere nella Terra di Giuda un bambino la cui saggezza e la cui fama avrebbero cambiato le sorti del mondo, ma che questa sua missione lo avrebbe fatto molto soffrire fino a procurargli la morte.
In autunno inoltrato Kaspar, alla guida del suo cavallo e accompagnato da alcuni suoi discepoli raggiunse Gerusalemme e prese alloggio in una locanda non distante dal Tempio.
Il giorno successivo Melchor, cavalcando un elefante bianco e con alcuni cavalieri Kshatriya al seguito raggiunse anch’esso Gerusalemme.
Al tramonto dello stesso giorno Balthasar a dorso del suo cammello raggiunse la città santa agli Ebrei insieme ad alcuni mercanti cui si era aggregato durante il viaggio.
Proprio quel giorno era la festa del Sole Invitto, festeggiata sia dalle popolazioni della Mesopotamia, sia dai Romani, ma non dagli Ebrei.
Kaspar, dopo aver fatto un giro per conoscere la città di Gerusalemme, raggiunse il portico di Salomone e si mise in paziente attesa.
Poco tempo dopo Balthasar si recò al Tempio e legò il cammello proprio nei pressi del portico.
Anche Melchor, accompagnato da uno Kshatriya, si avviò nel centro della città e si fermò vicino al Tempio.
I grandi saggi, con la loro profonda intuizione e conoscenza, si riconobbero con una semplice occhiata ed eccoli tutti e tre insieme poco dopo, proprio sotto il portico.
Tutti erano alla ricerca dello stesso bambino, ma non sapevano esattamente dove trovarlo.
Quindi si recarono al palazzo reale e si fecero annunciare a Re Erode.
“Grande Re, sai dove è nato il Bambino che governerà il mondo? Abbiamo visto la sua Stella ad Oriente!”
“Grandi saggi, non ne so niente, ma se lo trovate sappiatemi dire dove sia che vorrei adorarlo!”
Erode però appariva piuttosto turbato al punto che si torceva nervosamente la barba.
Una volta usciti dal palazzo reale, avvicinandosi alla piscina di Siloe, i tre saggi si imbatterono in un cieco che li apostrofò: “Venerabili Maestri, so cosa cercate. Il Bambino è nato stanotte nel paese di Betlemme. Andate là e cercatelo. Ma non dite al Re Erode dove si trova. È adirato e vuole ucciderlo. Ha timore che voglia usurpargli il trono!”
Quindi i saggi con il loro seguito si recarono il giorno dopo a Betlemme, ma nessuno del popolo sapeva che fosse nato un bambino speciale.
Kaspar, Melchor e Balthazar si divisero ed iniziarono a battere casa per casa alla ricerca del bambino.
I bambini piccoli erano moltissimi, figli di pastori, contadini e povera gente. Ma nessuno di essi era il Bambino che cercavano.
Visitarono tutte le famiglie con bambini che avessero meno di due anni di età.
Niente da fare. Parlarono con i notabili del paese. Avevano visitato tutte le case della zona. Ma niente !
Nessun bambino di Betlemme era Colui per cui si erano messi in viaggio!
Il tempo passava, i giorni scorrevano e si avvicinava il giorno in cui i saggi sarebbero dovuti tornare alle loro dimore.
Avevano perso tutte le speranze e si accingevano mesti a ripercorrere a ritroso le loro strade.
Improvvisamente, subito fuori da una misera casupola sulla strada di Betania sentirono un vagito: “Eppure avevamo ricercato anche in questa zona, ma senza risultato”- disse Kaspar.
Bussarono alla porta ed il vecchio pastore Ruben aprì loro.
“Ruben ti avevamo chiesto dei bambini, ma non ci avevi fatto visitare la tua casa!”
“Certo! Ho una famiglia ospite nella mia dimora, con un bambino piccolo. Ma non sono di Betlemme, provengono dal villaggio di Nazareth, che è molto distante da qui. Non credo che cerchiate proprio loro!
Qualche giorno fa li ho trovati nella mia stalla, proprio in fondo vicino alla mangiatoia, seduti tra la paglia con cui preparo la lettiera per il mio gregge.
Mi sono meravigliato di trovarci qualcuno!
Sono padre e madre con un bambino che è nato proprio nella stalla, al freddo!
È brava gente ma molto povera. Sono venuti a Betlemme da dove proveniva la famiglia del padre, un falegname di nome Giuseppe, per il censimento della popolazione promulgato dall’Impero di Roma.
Non sapevo niente di loro, altrimenti li avrei ospitati a casa mia. Non è giusto che un bambino nasca in una stalla, soprattutto col tempo brutto.
Non hanno trovato posto alla locanda, ma se si fossero rivolto a me li avrei ospitati con molto piacere. Tra poveri ci comprendiamo e ci aiutiamo reciprocamente!.”
I tre saggi chiesero a Ruben di poter vedere il bambino e furono fatti accomodare nella modesta dimora.
In fondo al cortile, in una baracca di legno e pietre, una piccola stanzetta ospitava un uomo di mezza età con una lunga barba, magro e alto, un po’ curvo che si fece avanti.
“Buongiorno fratelli, che Dio vi benedica! Chi desiderate? Venite! Vi presento la mia famiglia. Mia moglie Miriam e Jehsu, il piccolino.”
Sul pagliericcio dove dormivano era seduta una giovane donna, poco più che una ragazzina, che stava allattando un bambino.
“Un angelo in sogno mi ha avvertito che avrei avuto un figlio che avrebbe cambiato le sorti del mondo. Per questo l’abbiamo chiamato Jehsu, che significa Salvatore. Ma l’angelo deve essersi proprio sbagliato. Il Salvatore del Mondo può nascere solo in una famiglia ricca e colta. Noi siamo poveri e ignoranti”
“Invece è proprio lui che cerchiamo!” disse Kaspar.
I tre Maghi si avvicinarono e dopo avere salutato con deferenza Giuseppe e Miriam si inginocchiarono di fronte al bambino che sorrise.
“Mi chiamo Kaspar e vengo da Babilonia. Sono l’erede della tradizione iniziatica Caldea e conoscitore dell’astrologia. Sono custode del libro che parla di Gilgames, della sua vita e della ricerca dell’immortalità. Porto l’oro in dono in uno scrigno sferico di legno di cedro. L’oro rappresenta la regalità e la consapevolezza. La sfera rappresenta lo spirito. Questo bambino porterà la luce e la gioia nel mondo.”
“Sono Melchor, provengo dall’India e sono un Sadhu rappresentante della saggezza Indù e custode dell’antico libro “Shiva Samhita”. Porto pure i deferenti saluti del grande maestro cinese Fo Hi, consigliere privato dell’Imperatore Giallo e depositario della tradizione del Tao.
Ecco il mio dono: un pregiato incenso di Harappa con ambra e gelsomino racchiuso in uno scrigno di sandalo a forma di piramide. Jehsu sarà un grande conoscitore dell’astrologia e della Kabbalah, rappresentate dall’incenso il cui fumo sale verso l’alto così come la conoscenza ci innalza verso la consapevolezza.
La piramide, con base quadrata che rappresenta i 4 elementi della natura e i lati a forma triangolare, che sono il simbolo del mondo divino, sono segno tangibile dell’assoluto equilibrio che Jehsu realizzerà tra la sua natura umana mortale e la sua essenza divina.”
“Mi presento: il mio nome è Balthazar e provengo dall’Alto Egitto, meglio conosciuto come Nubia. Sono il depositario dei segreti racchiusi nel “Libro dei Morti”.
Il mio dono è una mirra preziosa dell’Eritrea, racchiusa in un pregiato scrigno cubico in ebano nerissimo. Più scuro della mia pelle.
Jehsu soffrirà moltissimo per completare la sua missione qua sulla terra e per le sue idee di pace e di amore sarà ucciso. Ma questo deve accadere perché si compiano le Profezie che parlano dell’Età dell’Oro, o Satya Yuga come direbbe il mio amico e grande saggio Melchor.
Se supererà queste terribili prove Jehsu potrà sedere alla destra del Padre e partecipare della sua gloria.
La mirra, l’essenza più amara della natura, è simbolo delle sofferenze che troverà sul suo cammino disseminato di spine. Il cubo rappresenta le prove che dovrà affrontare. E queste saranno durissime”
A Miriam, che già intuiva come madre premurosa tutto questo, scesero lacrime silenziose.
Balthazar continuò “E a te, giovane Miriam e madre del Bambino, niente ti sarà risparmiato. Il tuo cuore sarà trafitto dalle spade della sofferenza. Riscattare il mondo dall’ignoranza e dalla violenza costa molto caro.
Ma sarai eternamente ricordata come Madre e Consolatrice di tutto il Genere Umano.”
Poi i tre saggi si inchinarono di nuovo con rispetto e ammirazione alla madre ed al bambino e salutarono affettuosamente Giuseppe, imitati dal loro seguito.
Ma non ritornarono alle loro case.
Di loro non si seppe più niente per tanto tempo.
Moltissimi anni dopo, quando Paolo di Tarso testimoniava la sua fede in Cristo Jehsu nell’aeropago di Atene un vecchissimo mercante di stoffe e seta preziosa si avvicinò all’Apostolo delle Genti e disse:”Ho conosciuto molto, ma molto tempo fa i tre saggi. Hanno continuato a camminare insieme verso l’India ed oltre per recarsi alle porte di Shamballah. E lì li ho incontrati.”
Vasco Merciadri